TECNOLOGIA ESSENZIALE 1
Messaggio in una Bottiglia
"La Tecnologia e' davvero Essenziale ?" ovvero: L'Informatica senza Computer
LETTURA ESTIVA RobAng
(edizione cartacea: 05-Maggio-1998)
(edizione digitale: 10-Luglio-2001)
(edizione web: 11-Agosto-2010)
(edizione web commentata con link wikipedia: 26-Aprile-2019)
(edizione web commentata con link wikipedia: 26-Aprile-2019)
Ero uscito di casa, dopo il naufragio della mia navigazione in Internet; o meglio, dopo il mio ennesimo tentativo di "settare" il PPP, la "connessione" del "modem" al "provaider" che mi avrebbe fornito il suo "TISSIPI'-IP". Avevo sperato, fino all'ultimo momento, di riuscire ad ascoltare il fischiettino della connessione riuscita, come quello che avevo sentito da Giorgio, il mitico guru dell'informatica, l'uomo che si era fatto il PC da sé, raccattando pezzi di schede madri da tutte le parti e che aveva la casa piena di monitor e "RAM" sbagliate. Giorgio era stato lasciato dalla moglie. Lei si era "rotta" di spolverare i suoi cavi raccolti all'immondezzaio. Dopo l'ennesimo litigio perché aveva "deliberatamente mosso le schede con l'aspirapolvere" e aver "tolto così l'ossido sui contatti che permetteva alla scheda video di far girare il videogioco 3d", se n'era andata di casa. E non era più tornata.
Sotto il vecchio Castel S. Angelo, quello dove era nato il mio bisnonno materno, c'erano i banchi di una mostra di libri. Stavo camminando tra montagne di pubblicazioni accatastate, riunite per argomenti o in ordine sparso. Le potevi sfogliare, girare e riporre sugli scaffali, sentendo il loro peso, e facendo una certa fatica fisica, diversa da un libro all'altro.
Vedere quei libri provocarono in me la stessa sensazione provata dal marinaio che, dalla coffa dell'albero di maestra, vedeva all'orizzonte presentarglisi davanti il verde della terra, dopo le peripezie passate durante la burrascosa notte.
Quei libri mi fecero mettere piede di nuovo sulla terraferma. L'informatica non riuscirà mai a riprodurre il peso d'un libro. Ogni libro ha un colore, e subisce una usura. Nessun documento ipertestuale, nessuna pagina internet possono riprodurre l'orecchietta di un vecchio libro. Nell'era dell'informatica sono in estinzione i "pesciolini d'argento", cioè quegli insetti lunghi che mangiano le pagine dei libri. Si tratta di un vantaggio ? La cultura diventa così eterna ? No, perché i media elettronici invecchiano velocemente e così la cultura affidata all'elettronica svanisce velocemente. Inoltre, l'elettronica appiattisce. Con il computer tutti i libri sono uguali, visti nello stesso modo, attraverso un monitor 2/3, in modalità "landscape", come un film di quart'ordine, nel verso sbagliato, quello più innaturale, largo e basso,per cui una pagina bisogna farla scorrere sul video più volte, per poterla vedere tutta. Bisogna coricare il monitor di fianco, come il "Pivot", che si adatta alla rotazione impostata e riscrive il testo verso la nuova direzione; così, se devi disegnare usi l'orizzontale, come orientamento; mentre se devi leggere o scrivere un testo, usi il verticale. Però non basta. Il fatto è che scrivere o disegnare attraverso un computer è scomodo. Leggere un libro al computer ci fa diventare ciechi e nevrotici. E con il crampo alla mano.
Ci sono posizioni di lettura, di disegno e di scrittura che dall'avvento del computer rischiano di estinguersi, se così si può dire. Sdraiato sul divano non posso scrivere, muovermi, agitarmi, se ho un computer in mano. Si dirà: "vuoi mettere i vantaggi del computer."
Quali ? Scrivere un articolo direttamente in "bella copia" e spedirlo in redazione in un istante. Risultato: perdo tre volte il testo perché non ho salvato le modifiche e perché si è scaricata la pila o si è tolta la corrente; il testo non è arrivato, oppure le lettere accentate sono state sostituite da caratteri balenghi.
Il testo che sto scrivendo è a matita su un foglio a quadretti. Posso cancellare quanto voglio e fare intuitivamente tutte le operazioni che con un word processor posso fare solo dopo molto studio. E poi, che importanza ha aver scritto la parola "importanza" in neretto sottolineato, quando poi in redazione sostituiscono i caratteri con quelli che più si adattano all'articolo a fianco?
Mentre scrivo sulla carta non devo necessariamente bruciare energia elettrica. E' vero che, usando carta, distruggo alberi, ma posso, poi, cancellare il testo e riutilizzare la carta. Si potrebbe inventare della carta adatta a questo, invece di perdere tempo con il computer. Poi, finito di scrivere, potrei spedire il testo in redazione con un fax. Si potrebbe inventare un fax ad alta risoluzione, come uno scanner, in un prodotto telefonico molto più vicino al telefono che al computer, che non ha bisogno di dover essere acceso, di dover attendere che parta il sistema operativo, prima; che parta il programma di scansione, eccetera, eccetera. Si dirà: "Appunto, scrivendo il testo direttamente al computer non c'è bisogno di scandire niente !"
Già, però devo stare tre ore, o tutto il tempo che mi ci vuole a scrivere e a pensare cosa scrivere, con un monitor acceso sulla faccia, ad abbronzarmi di onde elettromagnetiche, intontirmi di ventole di raffreddamento.
Ecco un'altra cosa che il computer sta distruggendo: il rumore del pennino sulla carta. Quel rumore graffiante che ci accomuna, noi comuni mortali, a tutti gli scrittori del passato e a tutti gli uomini o donne che scrivono e che hanno lasciato testimonianze scritte di sé, dagli Egizi, e anche prima.
La grafia lascia l'impronta di sé stessi ai posteri. Come una fotografia. Di noi computerizzati non rimarrà nulla di personale, solo impulsi elettromagnetici, ed il testo scritto da una stampante a getto d'inchiostro.
Un racconto di Asimov narrava di un futuro, neanche tanto lontano, in cui le macchine, intese come computer, sostituivano il dar di conto. Non si scriveva più a mano, non si moltiplicava più a mente. Tutto veniva fatto dalla macchina. E in questo mondo tecnologico e militarizzato uscì un omino, che aveva inventato qualcosa di sconvolgente, che permetteva di svolgere calcoli di qualunque complessità con un oggettino semplice. Questa invenzione sconvolgeva il mondo tecnologico d'incredulità e di libertà. L'invenzione permetteva all'uomo di svincolarsi dalla macchina e di sopravvivere senza di essa. Con un semplice legnetto si poteva dar di conto. Quel legnetto era una matita. L'inventore venne sopraffatto. Non si poteva concedere al mondo tanta libertà. Quel legnetto era come un'arma. Una libertà che potevano usare tutti.
L'ingrato suono di una musichetta fastidiosa mi distolse dalle mie elucubrazioni mentali. Con un gesto affrettato, il mio vicino tolse dalla tasca qualcosa e lo avvicinò all'orecchio, cominciando a parlare a voce alta e facendoci partecipi di cose che a nessuno interessavano. Come il computer, esiste un altro oggetto di cui possiamo fare a meno, ma che, con l'inganno della libertà totale, ci sta ingabbiando: è il telefonino.
E' l'oggetto più scomodo che potessero inventare. Probabilmente stiamo vedendo solo gli inizi dell'era tecnologica che abbiamo davanti. Siamo bombardati da pubblicità che vuole convincerci che il telefono portatile ci darà la vera libertà.
Quella di essere controllati dovunque noi siamo, di essere spiati, registrati. Liberi di avere un peso ed una preoccupazione appresso inutile e sicuramente dannosa alla salute. Perché se non lo è (e lo è) dannoso direttamente il telefonino, lo sono sicuramente le centinaia di migliaia di antenne che ci sono e che saranno sempre di più. Perché così riusciremo ad inviarci la foto della nonna che non andiamo mai a visitare. Perché così riusciamo a sentire, pagando, della musica che potevamo sentire gratis. Perché è così che si va verso la tecnologia.
In un libro, "L' IBM e l'Olocausto", Edwin Black, a proposito dell'uso distorto che fece il Nazismo delle tecniche statistiche automatizzate scrive così: "L'alba dell'era informatica coincise con il tramonto della dignità umana".
Usando la tecnica americana che avanzava, furono uccisi milioni di Ebrei. Essi furono stanati con "innocue" classificazioni e censimenti. La tecnologia cambia. Oggi si catalogano non solo gli individui, ma anche le azioni insignificanti che compiono. Tante azioni di un tipo assumono significato statistico. Tante telefonate allo stesso numero, tante parole su un argomento. Tante frequentazioni di luoghi. Tanto accanimento su pagine Internet.
Se colleghiamo un telefono, dobbiamo avere anche un televisore. Così, se richiediamo un allaccio telefonico, ci arriva la richiesta di pagare il canone di un televisore che non abbiamo. Se abbiamo usato un certo lessico, abbiamo sicuramente certi scheletri nell'armadio. E così, sempre la statistica insegna che quando i numeri sono grandi, le teorie diventano realtà probante.
Diventeremo un popolo di schedati, proprio quando le leggi vietano di creare archivi di schedati. E' lo Stato stesso che ci scheda, con l'ipocrisia di chiederci anche l'autorizzazione. Noi non dovremmo darla mai, l'autorizzazione alla schedatura, all'essere messi in elenchi. Ma anche non dando l'autorizzazione, non abbiamo i mezzi per controllare l'esistenza dell'elenco con il nostro nome, né abbiamo l'arma per essere sicuri di essere tolti dall'elenco.
Tra le mani avevo un libro meraviglioso. Ogni pagina riservava una sorpresa. Aprendolo, dei modelli di carta di edifici si dispiegavano, fuoriuscendo dalle pagine. Si trattava di un libro di storia dell'architettura, contenente modelli 3D. Quelli tanto sbandierati dai CD multimediali, che il più delle volte contengono solo una sciatta decina di pagine, difficilmente consultabile, su argomenti generici; il tutto, invece, presentato come il massimo della cultura attualmente possibile.
Un altro libro era fatto nello stesso modo: uno sulla storia delle Invenzioni. Se di qualunque invenzione esiste un aspetto positivo, quello per cui è stato inventato, gli aspetti negativi sempre la superano, perché sono più immediati e redditizi. Così se Internet e l'informatica dovrebbero aiutarci a muoverci di meno, è vero il contrario, dato che il traffico è sempre in aumento. Perché? Perché per alimentare la macchina Internet c'è bisogno di sempre maggiore energia e perchè la velocità delle informazioni che viaggiano fanno aumentare il bisogno di muoversi. Facciamo un esempio: una cosa che non ha risolto il commercio via Internet è il bisogno di spostare le merci acquistate. Anzi: la facilità d'acquisto ha moltiplicato le distanze ed i consumi. Se prima andavamo vicino casa a comprare quello che ci serviva, ora compriamo l'inutile a centinaia di chilometri di distanza, pensando di risparmiare in una vendita all'asta di cose usate. Il corriere farà la spola tra chi ci vende gli oggetti e noi, consumando molta di più dell'energia necessaria a noi per guardare distrattamente delle vetrine. Molte volte ci saremmo accontentati di vedere l'oggetto all'interno di un negozio: il nostro bisogno di contatto si sarebbe fermato lì, davanti al prezzo. Ora, invece, richiediamo videoregistratori non funzionanti a truffatori di professione con la stessa leggerezza con cui affidiamo i nostri soldi a investitori arrischiati travestiti da banche costruite dal nulla. Chi compra nulla riceve nulla, consumando le proprie energie e le proprie finanze. Se, per esempio, inviamo un lavoro di stampa ad un centro servizi, la cosa che possiamo evitare è di spostarci noi, in quanto inviamo il documento via posta elettronica. Quello che non possiamo evitare è il dover andare a ritirare la stampa o il viaggio di chi ce la porta a domicilio. Internet accorcia le distanze, ma moltiplica i costi. Quello che è necessario fare è discernere quale è l'uso utile della tecnologia e quale è dannoso. Bisogna saper guidare l'informatica, per non rischiare di esserne travolti. Per questo, torniamo a scrivere con la matita, affidando le lettere al vecchio postino ubriaco. Arriveranno in ritardo, ma i nostri posteri ci leggeranno. Un altro "bip-biip-bip-biip" bloccò i miei pensieri. Ero giunto in uno stand della mostra, in cui si faceva una dimostrazione di una trasmissione via alfabeto morse. Un uomo di una sessantina d'anni aveva tra le mani un legnetto con un contatto elettrico e due fili collegati ad un vecchio trasmettitore, con il quale inviava messaggi di richiesta d'aiuto lontani. Tre punti, tre linee, tre punti. S O S. Esse O esse. Richiesta di soccorso.
Oggi, la grande ed innovativa tecnologia ha inventato una cosa vecchia di cent'anni, riciclandola per nuova: S M S. Richiesta di messaggi idioti. Inutilità che inonda l'aria di baggianate da cretini. Un semplice linguaggio aveva bisogno di un solo tasto per raggiungere in onde lunghe qualunque punto della terra, con un minimo di energia. Morse mordeva il mondo di intelligenza, in un'aria pulita dallo smog elettromagnetico, in cui il rumore dell' S O S veniva raccolto come il messaggio in una bottiglia. UTMS deve urlare onde d'alta frequenza, che provocano l'elettrolisi del sangue e la propagazione della leucemia. Vivremo in città sempre più simili all'interno di un forno a microonde, contenti di diventare sempre più idioti, con i neuroni uccisi giornalmente dalla cottura elettronica, oltre che dai polmoni catramizzati.
Forse stavo esagerando, ma il libro che avevo in quel momento tra le mani non mi aiutava. "Il Medio Evo prossimo venturo" di Roberto Vacca. Strano, ma il medio Evo è già arrivato e ci siamo già dentro. Il venturo è già passato in una sorta di striscia di Moebius in cui il davanti è il retro di una cosa già trascorsa.
Sentii delle maledizioni provenire dallo stand seguente. Un ragazzo sui vent'anni cercava di inviare un messaggio da un computer. I caratteri a video non corrispondevano con quelli della tastiera. Ah, santa cosa la penna, con cui puoi scrivere da sinistra a destra o da destra a sinistra nella lingua che vuoi, senza dover bloccare la tua intelligenza dietro ad una incompatibilità elettronica. Improvvisamente, un rumore sordo provenne da un altoparlante che stava annunciando una conferenza sulle nuove tecnologie editoriali. Il buio piombò su tutta la mostra. Le luci si erano spente repentinamente, bloccate dal corto elettrico.
Niente più energia elettrica. Niente più tecnologia. Niente più voce. Niente più. Il corto aveva preso tutto. L'intera zona al buio. L'intera città. L'intera nazione. L'intero mondo occidentale. Le automobili si fermarono perché non poterono più essere rifornite dalle pompe di benzina, elettriche. I giornalisti non poterono raccontare nulla di quello che era accaduto, perché non si poteva stampare nulla, senza energia elettrica. Neanche le pizzerie potevano fare le pizze, perché i forni elettrici sarebbero rimasti eternamente freddi. Insomma, una catastrofe planetaria, determinata dal disgraziato annuncio della elettronica rivoluzione editoriale.
L'omino guardò il microfono, rimasto muto e al buio. C'era solo la luce della luna, piena, che rischiarava la mostra di libri. La gente prese a tornare a casa, a ripristinare il caminetto alla cui luce raccontare fiabe ai bimbi, per farli dormire. Raccontare di quando una volta esisteva un oggetto chiamato televisione, in cui si vedeva qualcosa, chiamato "Carosello", in cui esisteva una realtà che invece con esisteva.
Pensai a Giorgio, quello del computer. Forse sua moglie sarebbe tornata, adesso che il computer non avrebbe potuto funzionare più. Nel naufragio della tecnologia, sarebbe rimasta un'isola deserta in cui leggere, magari solo di giorno, un buon libro.
Mi avvicinai al bordo del fiume Tevere. Lanciai questo messaggio, chiuso dentro una bottiglia.
05-Maggio-1998 RobAng
"Tecnologia Essenziale"
(edizione cartacea: 05-Maggio-1998)
(edizione digitale: 10-Luglio-2001)
(edizione web: 11-Agosto-2010)
(edizione web commentata con link wikipedia 26-Aprile-2019)
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MESSAGGIO IN UNA BOTTIGLIA
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Nota dell'Autore (RoBang!) 26-Aprile-2019:
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Nota dell'Autore (RoBang!) 26-Aprile-2019:
"Nel ventennale della stesura di TECNOLOGIA ESSENZIALE il comitato di redazione ( composto da RobAng, RoBang! e Roberto BobMaX Angeletti :) è lieto di annunciare che il presente racconto, o articolo, o manifesto dell'anti-tecnologia che dir si voglia, farà parte del copione del film (o romanzo, oppure fumetto, oppure cartone animato, oppure ... per l'appunto, film da Oscar) dal titolo "GeoDrinX_the(Simple)Story", che potete trovare a questo link.
Rimanete sintonizzati (carta e matita con la gommina dietro alla mano :)
A presto
RoBang!